lunedì 5 gennaio 2009

Man on the moon



Ci sono comici con vite patetiche e maschere tragiche con intime allegrie.
C’è un lieve distacco fra ciò che è e ciò che viene restituito alla nostra comprensione.
Il divario fra la rappresentazione e il canovaccio, per esempio.
Ovvero la differenza che fa una voce rispetto ad un’altra per rendere la stessa frase, lo stesso contenuto.
La differenza che fa una pausa.
Un silenzio. Messo lì a respirare in mezzo a tutte quelle parole.
Che a volte dicono meno. Dicono poco.
Ci sono sguardi che parlano, altri che dicono nulla. Altri che sono offensivi come uno schiaffo in pieno volto nella piazza centrale della città e altri che mansueti dicono casa e pace. Anche in mezzo al traffico dell’ora di punta.
Ci sono giorni che affiorano dalla memoria e ti chiedi come abbiano fatto a volare via inesorabili, che ti pare siano stati ieri.
Ci sono battute che rimangono a portata di risa, ma che abortiscono, ingoiate da laghi di nebbia di mattine assonnate.
E lune, di insalate capresi, che coprono funerali di salame dai capelli verderame.

Emma

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