venerdì 30 gennaio 2009

Crisi economica e mercato nero


di Emanuela Melchiorre pubblicato su www.ragionpolitica.it il 22 gennaio 2009

Mentre la crisi finanziaria e quella economica incalzano vi è una ampia fetta dell'economia nazionale che forse risente meno delle difficoltà odierne, poiché è costituita da una miriade di piccole entità che meglio di altre può operare non gravata dal peso dell'imposizione fiscale. Si tratta del cosiddetto «sommerso», ovvero dell'insieme di tutte le attività economiche del nostro Paese che non passa per i canali formali e che, in questi ultimi tempi, sembra seguire un suo proprio andamento, quasi svincolato dalle difficoltà delle imprese censite.
Una recente stima del governo ha valutato il valore del «sommerso» nel 2007 addirittura al 22% della ricchezza totale nazionale. Tale stima è solo l'ultima in ordine di tempo che è emersa da uno studio del fenomeno da parte delle istituzioni e degli istituti di rilevazione statistica. Sembra, infatti, che dal 1992 al 2006, vale a dire nell'arco di 15 anni il «settore sommerso», se così lo si può chiamare, abbia sperimentato una vigorosa espansione, addirittura del 98% del suo valore, fatta eccezione per due anni, il 1998 e il 2002, in cui pare si sia contratto anche se solamente di una piccola percentuale. Nel corso del 2007, inoltre, la percentuale annua di crescita, è stata pari a oltre il 20% del suo valore. Si tratta però di valori correnti, che andrebbero depurati del tasso di inflazione, che comunque a livello nazionale non è stato molto ampio.


Naturalmente, poiché tali stime sono state fatte non ricorrendo alle rilevazioni ufficiali e a causa della precipua difficoltà nella rilevazione certa dei dati, occorre prendere le considerazioni fin qui esposte con il dovuto margine di tolleranza, proprio per via della soglia di discrezionalità insita nei calcoli statistici su basi non certe. Si può anche ipotizzare, infatti, che i calcoli relativi alle stime del mercato nero siano molto prudenziali, nel senso che possono essere comprensivi di un margine di sottovalutazione. Nel caso in cui fosse possibile far emergere il «mercato nero» italiano nella sua interezza, sarebbe interessante constatare come la posizione di coda del nostro Paese nella graduatoria dei quattro principali paesi europei varierebbe in virtù della maggiore ricchezza non censita.
Se l'errore di valutazione della quota percentuale del sommerso sul Pil fosse intorno anche solo al 3% l'Italia potrebbe eguagliare, in termini di prodotto interno lordo pro-capite, quindi in termini di ricchezza individuale della popolazione, il livello francese e assottiglierebbe di molto la differenza con quello tedesco. Occorre poi considerare il fatto che l'Italia sembra essere meno esposta finanziariamente nei confronti dei cosiddetti titoli «tossici», almeno in rapporto alle esposizioni finanziarie della Francia, della Germania e a maggior ragione di quella del Regno Unito. Quando lo scoppio delle bolle speculative (dei subprime, del petrolio e dei generi alimentari) esplicherà il pieno dei suoi effetti e ciò avverrà con buona probabilità nel corso di tutto il 2009 la graduatoria europea del Pil pro-capite varierà, probabilmente a vantaggio del nostro paese.


Come è noto, gli italiani sono più ricchi di quello che ufficialmente dichiariano di essere e dispongono, quindi, di un maggiore margine di risparmio. Come si è visto con le bolle speculative, il risparmio non manca, ma purtroppo è stato investito in titoli tossici. Ora bisogna pensare agli investimenti pubblici, che potrebbero trovare un agevole finanziamento nel caso in cui venissero emesse obbligazioni garantite dallo Stato. L'emissioni dei privati e garantite dallo Stato hanno il duplice vantaggio di far partecipare alle operazioni di investimento gli operatori privati in qualità di investitori e di piccoli e grandi capitalisti, senza che nel bilancio pubblico ricada l'onere finanziario dell'investimento, se non nel raro caso in cui la garanzia pubblica sia chiamata in causa.
È, comunque, opportuno far emergere il sommerso, non solo per un più esatto computo della ricchezza, ma anche e soprattutto è importante agire sulle cause che sono all'origine del mercato nero per un motivo di ordine pubblico. Infatti, tale mercato è alimentato da molte voci relative non solo all'evasione fiscale ma anche e soprattutto allo sfruttamento dei lavoratori disagiati o clandestini, alla prostituzione, per non considerare poi i commerci illegali della malavita organizzata, ma anche dei piccoli contrabbandieri.

Emanuela Melchiorre

pubblicato su www.ragionpolitica.it il 22 gennaio 2009

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