giovedì 1 gennaio 2009

Dialogo tra religioni o tra culture? Il coraggio della fede


di Carlo Rossi

Sul dialogo tra le religioni ed il rapporto tra cristianesimo e liberalismo è stata pubblicata una lucida lettera, scritta da Benedetto XVI al prof. Marcello Pera, ex presidente del Senato.
La riporto di seguito. Il dialogo tra le religioni non è possibile. La fede non si può mettere tra parentesi.
"Caro Senatore Pera, in questi giorni ho potuto leggere il Suo nuovo libro Perché dobbiamo dirci cristiani. Era per me una lettura affascinante. Con una conoscenza stupenda delle fonti e con una logica cogente Ella analizza l’essenza del liberalismo a partire dai suoi fondamenti, mostrando che all’essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nell’immagine cristiana di Dio: la sua relazione con Dio di cui l’uomo è immagine e da cui abbiamo ricevuto il dono della libertà. Con una logica inconfutabile Ella fa vedere che il liberalismo perde la sua base e distrugge se stesso, se abbandona questo suo fondamento. Non meno impressionato sono stato dalla Sua analisi della libertà e dall’analisi della multiculturalità in cui Ella mostra la contraddittorietà interna di questo concetto e quindi la sua impossibilità politica e culturale. Di importanza fondamentale è la Sua analisi di ciò che possono essere l’Europa e una Costituzione europea in cui l’Europa non si trasformi in una realtà cosmopolita, ma trovi, a partire dal suo fondamento cristiano-liberale, la sua propria identità. Particolarmente significativa è per me anche la Sua analisi dei concetti di dialogo interreligioso e interculturale. Ella spiega con grande chiarezza che un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali della decisione religiosa di fondo. Mentre su quest’ultima un vero dialogo non è possibile senza mettere fra parentesi la propria fede, occorre affrontare nel confronto pubblico le conseguenze culturali delle decisioni religiose di fondo. Qui il dialogo e una mutua correzione e un arricchimento vicendevole sono possibili e necessari. Del contributo circa il significato di tutto questo per la crisi contemporanea dell’etica trovo importante ciò che Ella dice sulla parabola dell’etica liberale. Ella mostra che il liberalismo, senza cessare di essere liberalismo, ma, al contrario, per essere fedele a se stesso, può collegarsi con una dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli è congenere, offrendo così veramente un contributo al superamento della crisi. Con la sua sobria razionalità, la sua ampia informazione filosofica e la forza della sua argomentazione, il presente libro è, a mio parere, di fondamentale importanza in quest’ora dell’Europa e del mondo. Spero che trovi larga accoglienza e aiuti a dare al dibattito politico, al di là dei problemi urgenti, quella profondità senza la quale non possiamo superare la sfida del nostro momento storico.
Grato per la Sua opera Le auguro di cuore la benedizione di Dio.
Benedetto XVI"

Dare vita alla società libera: "... il liberalismo, per essere fedele a se stesso, può collegarsi con una dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli è congenere, offrendo così veramente un contributo al superamento della crisi"; "...all’essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nell’immagine cristiana di Dio: la sua relazione con Dio di cui l’uomo è immagine e da cui abbiamo ricevuto il dono della libertà... il liberalismo perde la sua base e distrugge se stesso se abbandona questo suo fondamento".
Leggo critiche sovente dal tono ironico alle parole di Ratzinger. Ovviamente tutte le critiche sono legittime, anzi benvenute. Ma risultano incomprensibili se pretendono di muovere da posizioni liberali. Perchè qui Benedetto XVI riprende linee di pensiero che appartengono certamente al miglior pensiero liberale. Basti pensare al Popper degli Addenda alla Società aperta, per quanto riguarda il rifiuto del cosiddetto relativismo etico. O al Tocqueville della Democrazia in America, sulla dipendenza del liberalismo dal cristianesimo. Va infatti a mio parere denunciato l'errore di fondo che impedisce a molti di lavorare per una società libera vitale, durevole, in espansione.
Ci affatichiamo a disegnare i tratti della società aperta ed umana che vorremmo.
Però non comprendiamo che la possono rendere durevolmente vitale solo individui dotati di una visione dell'uomo, della vita e dei propri doveri con essa compatibile, ma soprattutto sentita come assoluta, non negoziabile, irrinunciabile.
Tale visione non può consistere in una morale puramente umana, necessariamente relativa, essendo i valori inderivabili dai fatti, le prescrizioni dalle descrizioni (legge di Hume). Nè tale visione assolutamente non negoziabile può avere origine nella ricerca scientifica, che dà esiti sempre congetturali, ipotetici.
Può e deve invece fornirla il cristianesimo, religione di libertà e fraternità.


Carlo Rossi


www.chiarodiluna-karl.blogspot.com

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