di Aurora Franceschelli pubblicato su www.ragionpolitica.it
Da quando il Big Bang di un'economia finanziaria senza regole ha preso il sopravvento sull' economia reale, il concetto di sviluppo economico ha rischiato di essere fagocitato dall'evoluzione incessante dei mercati finanziari. In un mondo interconnesso, in cui la tecnofinanza globale è salita in cattedra, la crisi dei mutui subprime scoppiata negli Stati Uniti ha proiettato i suoi effetti perversi anche sul Vecchio Continente, colpendo in modo eclatante soprattutto il settore immobiliare e assicurativo della Gran Bretagna, la prima centrale finanziaria europea.
E' da un po' di tempo, ormai, che stiamo assistendo al susseguirsi di situazioni emergenziali negli Stati Uniti: si va dalla recente richiesta di amministrazione controllata da parte della quarta banca americana d'investimento Lehman Brothers, poi fallita, al salvataggio in extremis del primo gruppo assicurativo al mondo, il colosso Aig, grazie ad un piano che, oltre al finanziamento (85 miliardi di dollari) della Fed, prevede che la compagnia passi sotto il controllo del Governo; dall'acquisto da parte di Bank of America di Merrill Lynchs all'acquisizione da parte di Jp Morgan della banca d'affari Bear Sterns; senza contare il fatto che ora, a quanto pare, nemmeno due colossi come Goldman Sachs e Morgan Stanley navigano in buone acque. A questi accadimenti si sommano poi le decisioni recenti, assunte da Washington, di aiutare, in alcuni casi di nazionalizzare, alcuni istituti di credito come Fannie Mae e Freddy Mac.
Da quando il Big Bang di un'economia finanziaria senza regole ha preso il sopravvento sull' economia reale, il concetto di sviluppo economico ha rischiato di essere fagocitato dall'evoluzione incessante dei mercati finanziari. In un mondo interconnesso, in cui la tecnofinanza globale è salita in cattedra, la crisi dei mutui subprime scoppiata negli Stati Uniti ha proiettato i suoi effetti perversi anche sul Vecchio Continente, colpendo in modo eclatante soprattutto il settore immobiliare e assicurativo della Gran Bretagna, la prima centrale finanziaria europea.
E' da un po' di tempo, ormai, che stiamo assistendo al susseguirsi di situazioni emergenziali negli Stati Uniti: si va dalla recente richiesta di amministrazione controllata da parte della quarta banca americana d'investimento Lehman Brothers, poi fallita, al salvataggio in extremis del primo gruppo assicurativo al mondo, il colosso Aig, grazie ad un piano che, oltre al finanziamento (85 miliardi di dollari) della Fed, prevede che la compagnia passi sotto il controllo del Governo; dall'acquisto da parte di Bank of America di Merrill Lynchs all'acquisizione da parte di Jp Morgan della banca d'affari Bear Sterns; senza contare il fatto che ora, a quanto pare, nemmeno due colossi come Goldman Sachs e Morgan Stanley navigano in buone acque. A questi accadimenti si sommano poi le decisioni recenti, assunte da Washington, di aiutare, in alcuni casi di nazionalizzare, alcuni istituti di credito come Fannie Mae e Freddy Mac.
Cosa è accaduto? In sostanza il mondo della finanza dura e «impura» - e il riferimento è a quelle istituzioni finanziarie che hanno fatto fortune esclusivamente con i proventi di un'attività finanziaria slegata al caposaldo del risparmio - ha concesso crediti in modo scellerato, e gli effetti negativi di questa mancanza di rigore si sono poi riversati sui mercati finanziari e quindi sull'ultimo anello della catena, i risparmiatori, che hanno subìto le consegueste più nefaste di un'eccessiva finanziarizzazione dell'economia.
Eppure, in un quadro in cui le borse di mezzo mondo bruciano miliardi su miliardi e in cui la speculazione finanziaria ha drogato gli scenari economici, la crisi, così come insegna anche la storia dei cicli economici e come ha tenuto ha sottolineare il ministro dell'Economia Tremonti, se ora rischia di aggravarsi, prima o poi è destinata ad esaurirsi. E' in proiezione di tale prospettiva che il nostro Governo si è impegnato in un'operazione delicata, che consiste nel leggere in profondità la situazione mondiale per poter collocare correttamente l'Italia in un contesto più ampio, e quindi internazionale, di sviluppo del nostro Sistema Paese.
Ed è proprio sullo scenario internazionale che l'Italia, per voce del nostro governo, vuole farsi portatrice autorevole di istanze ormai improcrastinabili, che fanno capo alla necessità di garantire più ordine a livello globale: ecco perché, in occasione della presidenza italiana del G8, Tremonti ritiene fondamentale che il nostro Paese assuma un ruolo propositivo, volto a stimolare la riorganizzazione di un quadro generale di regole del gioco che vietino, come ha riferito il ministro dell'Economia, il perpetuarsi di «alcuni contratti, di bilanci falsi e di paradisi fiscali» che minano la fiducia nei confronti dei mercati e che colpiscono prima di tutto i risparmiatori. Secondo Tremonti la crisi della banca d'investimento Lehman Brothers non rappresenta solo ed esclusivamente il fallimento di una banca, ma anche e soprattutto «la fine di un mondo senza regole», dove la creazione di «ricchezza è fondata sul debito».
In un quadro in cui l'economia si è destabilizzata per effetto della speculazione finanziaria, il ministro dell'Economia dipinge la situazione italiana con una vena di ottimismo, sostenendo che dopo la crisi l'Italia sarà più forte di prima e più forte degli altri, persino degli Stati Uniti: questo perché «il sistema bancario è solido e quello finanziario stabile». Da noi, in sostanza, le famiglie si indebitano molto meno di quanto accada all'estero, e questo va a tutto vantaggio di quote di risparmio molto consistenti. Ecco perché in Italia l'impatto di quanto è accaduto sul castello di carta dei mercati finanziari sarà sicuramente molto più contenuto.
Non solo, il nostro Paese, grazie all'abilità dei suoi piccoli e medi imprenditori, ha saputo affrontare le sfide dei paesi emergenti ristrutturando e rinnovando dall'interno la sua industria, un industria che, assieme a quella tedesca, sembra reggere ancora bene: se da una parte, complice la crisi economica dei nostri più grossi clienti occidentali, sono rallentate le esportazioni verso gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Giappone, dall'altra si assiste ad una buona crescita dell'export verso Paesi emergenti quali Brasile, Cina e Russia. E non a caso il Wto ha certificato il sistema industriale italiano come secondo solo alla Germania in quanto a competitività nell'ambito dei paesi Ocse. Se poi consideriamo che la direzione intrapresa dal Governo Berlusconi è quella di lottare per risolvere alcuni nodi strutturali che hanno frenato la crescita del nostro Paese come il problema infrastrutturale, l'inefficienza della Pubblica amministrazione e la carenza di fonti energetiche, la prospettiva che abbiamo di fronte, soprattutto a lungo raggio, appare molto più serena.
Aurora FranceschelliEppure, in un quadro in cui le borse di mezzo mondo bruciano miliardi su miliardi e in cui la speculazione finanziaria ha drogato gli scenari economici, la crisi, così come insegna anche la storia dei cicli economici e come ha tenuto ha sottolineare il ministro dell'Economia Tremonti, se ora rischia di aggravarsi, prima o poi è destinata ad esaurirsi. E' in proiezione di tale prospettiva che il nostro Governo si è impegnato in un'operazione delicata, che consiste nel leggere in profondità la situazione mondiale per poter collocare correttamente l'Italia in un contesto più ampio, e quindi internazionale, di sviluppo del nostro Sistema Paese.
Ed è proprio sullo scenario internazionale che l'Italia, per voce del nostro governo, vuole farsi portatrice autorevole di istanze ormai improcrastinabili, che fanno capo alla necessità di garantire più ordine a livello globale: ecco perché, in occasione della presidenza italiana del G8, Tremonti ritiene fondamentale che il nostro Paese assuma un ruolo propositivo, volto a stimolare la riorganizzazione di un quadro generale di regole del gioco che vietino, come ha riferito il ministro dell'Economia, il perpetuarsi di «alcuni contratti, di bilanci falsi e di paradisi fiscali» che minano la fiducia nei confronti dei mercati e che colpiscono prima di tutto i risparmiatori. Secondo Tremonti la crisi della banca d'investimento Lehman Brothers non rappresenta solo ed esclusivamente il fallimento di una banca, ma anche e soprattutto «la fine di un mondo senza regole», dove la creazione di «ricchezza è fondata sul debito».
In un quadro in cui l'economia si è destabilizzata per effetto della speculazione finanziaria, il ministro dell'Economia dipinge la situazione italiana con una vena di ottimismo, sostenendo che dopo la crisi l'Italia sarà più forte di prima e più forte degli altri, persino degli Stati Uniti: questo perché «il sistema bancario è solido e quello finanziario stabile». Da noi, in sostanza, le famiglie si indebitano molto meno di quanto accada all'estero, e questo va a tutto vantaggio di quote di risparmio molto consistenti. Ecco perché in Italia l'impatto di quanto è accaduto sul castello di carta dei mercati finanziari sarà sicuramente molto più contenuto.
Non solo, il nostro Paese, grazie all'abilità dei suoi piccoli e medi imprenditori, ha saputo affrontare le sfide dei paesi emergenti ristrutturando e rinnovando dall'interno la sua industria, un industria che, assieme a quella tedesca, sembra reggere ancora bene: se da una parte, complice la crisi economica dei nostri più grossi clienti occidentali, sono rallentate le esportazioni verso gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Giappone, dall'altra si assiste ad una buona crescita dell'export verso Paesi emergenti quali Brasile, Cina e Russia. E non a caso il Wto ha certificato il sistema industriale italiano come secondo solo alla Germania in quanto a competitività nell'ambito dei paesi Ocse. Se poi consideriamo che la direzione intrapresa dal Governo Berlusconi è quella di lottare per risolvere alcuni nodi strutturali che hanno frenato la crescita del nostro Paese come il problema infrastrutturale, l'inefficienza della Pubblica amministrazione e la carenza di fonti energetiche, la prospettiva che abbiamo di fronte, soprattutto a lungo raggio, appare molto più serena.
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