di Emanuela Melchiorre
Il rallentamento nella formazione del prodotto interno lordo e in molti casi la recessione sono condizioni che caratterizzano ormai tutte le economie industrializzate e i paesi emergenti. È allarmante constatare che il nostro partner commerciale preferenziale in Europa, la Germania, ha visto contrarsi nel mese di ottobre del 2,1% la sua produzione industriale rispetto a ottobre 2007. Il calo è stato più pronunziato nel settore delle costruzioni (-3%). L'economia tedesca è tradizionalmente votata all'esportazione ed è grazie all'andamento del commercio internazionale che la Germania ha potuto risanare l'anno scorso il proprio bilancio pubblico. Quest'anno però deve affrontare una recessione dilagante tra tutti i paesi tradizionalmente importatori dei suoi prodotti e quindi si teme un forte contraccolpo nella produzione industriale.
In Inghilterra la variazione della produzione industriale di ottobre rispetto a settembre 2008 è stata negativa (del -1,7%). Negli ultimi tre mesi la produzione industriale del Regno Unito aveva segnato una contrazione di poco inferiore al 2% rispetto ai tre mesi precedenti. In particolare, la produzione manifatturiera a settembre è diminuita dell'1,4% su base mensile e del 2% negli ultimi tre mesi. Il Regno Unito è stato il primo paese in Europa a intervenire nell'economia dopo l'esplosione della bolla speculativa di settembre, nazionalizzando le maggiori banche del paese e varando un piano di sostegno radicale dell'economia nazionale.
In Francia la produzione industriale, dopo il valore negativo di settembre (-5,9%), ha subito a ottobre una ulteriore flessione (-2,7% rispetto a settembre 2008) del tutto inaspettato dagli analisti, che stimavano una variazione ben più contenuta. Il comparto che denuncia la flessione più rilevante è quello dell'auto (-14,3%). Il presidente francese Nicolas Sarkosy, al termine del suo mandato di presidenza europea, ha sostenuto in quest'ultimo anno una politica strutturale caratterizzata da maggiori spese pubbliche strumentali alle riforme e alla crescita di lungo periodo.
In Inghilterra la variazione della produzione industriale di ottobre rispetto a settembre 2008 è stata negativa (del -1,7%). Negli ultimi tre mesi la produzione industriale del Regno Unito aveva segnato una contrazione di poco inferiore al 2% rispetto ai tre mesi precedenti. In particolare, la produzione manifatturiera a settembre è diminuita dell'1,4% su base mensile e del 2% negli ultimi tre mesi. Il Regno Unito è stato il primo paese in Europa a intervenire nell'economia dopo l'esplosione della bolla speculativa di settembre, nazionalizzando le maggiori banche del paese e varando un piano di sostegno radicale dell'economia nazionale.
In Francia la produzione industriale, dopo il valore negativo di settembre (-5,9%), ha subito a ottobre una ulteriore flessione (-2,7% rispetto a settembre 2008) del tutto inaspettato dagli analisti, che stimavano una variazione ben più contenuta. Il comparto che denuncia la flessione più rilevante è quello dell'auto (-14,3%). Il presidente francese Nicolas Sarkosy, al termine del suo mandato di presidenza europea, ha sostenuto in quest'ultimo anno una politica strutturale caratterizzata da maggiori spese pubbliche strumentali alle riforme e alla crescita di lungo periodo.
Nel Nuovo Mondo gli Stati Uniti a novembre hanno perso 533.000 posti di lavoro, la peggior performance dal dicembre 1974. Anche in questo caso gli analisti erano più ottimisti e prevedevano una perdita più contenuta e pari a non più di 325.000 posti di lavoro. Nel mese appena trascorso il tasso di disoccupazione è stato del 6,7%, contro il 6,5% di ottobre. Riguardo la produzione industriale statunitense (a novembre -0,6 rispetto a ottobre 2008) è la terza volta in quattro mesi che la variazione percentuale ha il segno negativo. L'unica eccezione c'è stata a ottobre, con il rimbalzo (il dato è stato rivisto a +1,5% da +1,3%) legato alla ripresa delle attività connesse alla ricostruzione dopo i catastrofici eventi climatici.
Non si trovano in una situazione migliore i paesi emergenti, tra cui in particolare la Cina, che sono fortemente legati all'andamento della domanda dei paesi avanzati. La produzione industriale cinese ha rallentato più del previsto a novembre segnando un +5,4% contro il +8,2% di ottobre e il 7,1% atteso dagli analisti.
Non si trovano in una situazione migliore i paesi emergenti, tra cui in particolare la Cina, che sono fortemente legati all'andamento della domanda dei paesi avanzati. La produzione industriale cinese ha rallentato più del previsto a novembre segnando un +5,4% contro il +8,2% di ottobre e il 7,1% atteso dagli analisti.
Si constata quindi che la recessione è in atto non solo nel nostro paese. Il mese di novembre porta con sé una riduzione dell'inflazione in Italia (-0.4% rispetto a ottobre 2008) che ha raggiunto un valore del 2,7% rispetto al novembre dell'anno passato. Se queste variazioni possono indurre il consumatore ad acquistare di più, specie in vista delle festività natalizie, in realtà rappresentano un effetto diretto del rallentamento dei consumi. Infatti la domanda è calante e i commercianti, per ridurre le scorte che vanno accumulandosi, riducono i prezzi. Il valore della produzione industriale italiana sta avendo un forte rallentamento in questi mesi fino ad arrivare a ottobre a una flessione del 6,7% rispetto ad un anno fa, secondo le analisi Istat. Il Centro studi di Confindustria (CSC), stima per il mese di novembre che il calo della produzione industriale italiana sia notevolmente più ampio, del -11,4%. Sono negativi anche i dati sul prodotto interno lordo che è diminuito, secondo i dati Istat, dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto al terzo trimestre del 2007. Il CSC è ancor più pessimista riguardo alle stime del Pil del quarto trimestre 2008 e prevede una riduzione dello 0,8%.
Il calo della produzione industriale è un segnale allarmante non solo per gli industriali stessi, ma anche per i lavoratori che vedono in tale contrazione una imminente disoccupazione. Tale rischio è più probabile per i lavoratori con contratti a tempo determinato, interinale e a progetto che non vedranno rinnovare il rapporto di lavoro. Ancor più difficile è la situazione per i lavoratori che hanno potuto ottenere solamente contratti di lavoro occasionale.
È difficile e sembra quasi ingenuo invitare i consumatori che si trovano in una situazione tanto angosciante di non ridurre i propri consumi. Tale consiglio ha senso se si pensa al contesto generale dell'economia. Infatti, è volto a evitare che l'economia italiana non si avviti nella spirale di: minor domanda - minori vendite - minore produzione - minore occupazione - minor domanda. Ma i consigli da soli non bastano. Occorre agire a sostegno dell'occupazione e della domanda anche a dispetto dei parametri imposti dal Patto di stabilità. Un'azione immediata può evitare il rischio di una inevitabile azione futura più ampia e più costosa.
Le riforme che il governo italiano pone in essere hanno un carattere di medio-lungo periodo e puntano al sostegno dell'occupazione e dell'efficienza. La riforma della scuola della Gelmini, così come la ristrutturazione della Pubblica Amministrazione di Brunetta, hanno lo scopo di distribuire in modo più efficiente le immense risorse che tali servizi pubblici utilizzano. Il risparmio che tali allocazioni più efficienti comporteranno verrà impiegato per la politica del «social housing», ossia per la costruzione degli alloggi da destinare alla popolazione a basso reddito. Il Ministro Tremonti ha annunciato l'utilizzo dei fondi europei per destinarli alla cassa integrazione e agli ammortizzatori sociali. Inoltre, l'inaugurazione dell'alta velocità nelle tratte Milano-Bologna e Bologna-Roma di questi ultimi giorni giunge in un momento in cui se ne sentiva l'esigenza. Infatti, la maggiore rapidità e puntualità delle comunicazioni esplicherà presto i suoi effetti positivi sull'efficienza del paese, ma anche sulla sana concorrenza con la nascente Alitalia sui voli tra Milano e Roma. Proseguono, inoltre, i lavori delle «Grandi Opere» (il Mose di Venezia per cui è stato stanziato quest'anno un fondo di 800 milioni di euro; il Ponte sulla Stretto di Messina; l'autostrada Salerno Reggio Calabria, per cui sono stati accantonati ben 2 miliardi di euro per completare gli ultimi 60 chilometri). Il potenziamento e l'ammodernamento delle vie di comunicazione sono considerati un «must» nelle politiche di sviluppo del paese dell'attuale governo.
Nonostante il calo dei prezzi dei prodotti energetici e l'andamento dell'inflazione entro margini molto contenuti, le economie più mature corrono il rischio che la recessione di tramuti in depressione. La crisi sta colpendo soprattutto i settori manifatturieri, in particolare l'auto e l'industria pesante, ovvero quei comparti economici che contribuiscono in misura determinante alla formazione del reddito nazionale. Quanto tutto questo possa durare è di difficile previsione e i più ottimisti sostengono che potremo dirci fuori dalla crisi economica non prima del 2010.
Emanuela Melchiorre
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